Tutte le nostre Past Lives

 

Nell’arco di una vita si incontrano molte persone, i percorsi si intrecciano a volte in maniera salda e duratura, a volte con nodi destinati a sciogliersi. Spesso ci si chiede “Se fosse andata in modo diverso? Se non ci fossimo persi dove saremmo ora? Le cose dovevano andare così?”.

Past Lives è un film che dichiara “Sì, le cose dovevano andare così”. Distaccandosi dalla narrazione romantica comune, rivela, con un po’ di amarezza ma anche di realismo, che siamo artefici del nostro futuro.

 
 

Past Lives è un racconto che scivola tra le pieghe del tempo, raccontando la natura delle scelte e delle vite che sfuggono, senza mai voltarsi veramente indietro. La regista Celine Song costruisce una trama sottile e struggente, in cui ogni sguardo, ogni silenzio, è carico del peso di ciò che avrebbe potuto essere. Protagonista è la storia di Nora e Hae Sung, che somiglia a un dialogo tra presente e passato, tra possibilità e realtà, tra New York e Seul, tra lingua inglese e coreana. Una storia che non cerca risposte, ma contempla il fascino delle domande rimaste sospese.

Una delicatezza che richiama le narrazioni come quelle dei romanzi di Kundera, all’interno dei quali ogni scelta rappresenta un bivio definitivo a cui è impossibile sottrarsi. Allo stesso modo nel film emerge la consapevolezza che ogni decisione tracci una linea indelebile, lasciando dietro di sé una scia di vite non vissute. Una serie di sliding doors. I due protagonisti si amano senza appartenersi, si ritrovano senza mai possedersi davvero, ed è proprio in questa tensione che risiede tutta la dolce malinconia del loro legame.

 
 

C’è una bellezza particolare nell’imperfezione del loro amore, un’energia che non si consuma ma rimane sospesa, come se i due individui si fossero appartenuti in un altro tempo, racconta Hae Sung. Ci ricordano che non tutte le storie devono avere una conclusione netta, che alcune connessioni vivono proprio nel loro stato di perenne irrisolutezza, ci ricordano di accettare l’incompiuto.

 

La leggerezza di Past Lives è quella di ciò che sfugge ma rimane, ogni incontro tra Nora e Hae Sung è una danza continua tra nostalgia e accettazione. Eppure, come suggerisce Kundera, forse proprio in questa leggerezza risiede la vera libertà: nel saper vivere senza ripensare a ciò che non abbiamo potuto (o voluto) scegliere. Contrariamente alla narrazione tradizionale, o alla comune aspettativa di chi inizia a guardare il film, le strade dei due protagonisti si mantengono separate e, in modo sorprendente, le due vite continuano a scorrere nelle direzioni divergenti che sono state costruite reciprocamente da chi le vive. Past Lives non parla di un amore non corrisposto, né di un ingiusto fato che si interpone tra due amanti sfortunati, ma al contrario quello che vediamo rappresentato è un rapporto reale e consapevole, un legame indissolubile ma gestito dalla razionalità di chi rimane convinto del proprio percorso.

Quindi, se avessimo scelto diversamente, saremmo più felici? La risposta, a questo punto, non conta molto. Il cardine della storia è proprio comunicare che non conta tanto l’assenza di rimpianti, quanto la consapevolezza che ogni scelta, per quanto imperfetta, ci ha portati esattamente dove dovevamo essere.

 
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